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Estrogeni e cervello Neurodivergente

Estrogeni e cervello Neurodivergente

Affrontare la neurodivergenza significa considerare una vasta gamma di fattori che influenzano la vita quotidiana degli individui autistici, con ADHD o altre forme di neurodivergenza. Tra questi, un aspetto cruciale e spesso sottovalutato, ma di enorme rilevanza, è l’impatto degli estrogeni, in particolare sul cervello neurodivergente. Le fluttuazioni ormonali, specialmente il loro calo in periodi specifici della vita femminile come il post-partum, la perimenopausa e la menopausa, possono avere un effetto significativo e profondamente destabilizzante. Questo è particolarmente vero per le donne neurodivergenti, per le quali la già complessa gestione delle proprie caratteristiche può diventare una sfida insormontabile a causa degli squilibri ormonali.

Il Meccanismo Nascosto: Estrogeni e Dopamina

Per comprendere appieno l’influenza degli estrogeni, è fondamentale analizzare il loro meccanismo d’azione nel cervello. Gli estrogeni sono ben più che ormoni riproduttivi; agiscono come veri e propri neuro-modulatori, influenzando una vasta rete di neurotrasmettitori. Uno dei loro ruoli più critici è quello di migliorare la segnalazione della dopamina.

La dopamina è un neurotrasmettitore cruciale, spesso definito il “neurotrasmettitore del piacere e della ricompensa”, ma il suo ruolo va ben oltre. È fondamentale per:

  • Attenzione: Mantenere il focus e filtrare le distrazioni.
  • Motivazione: Iniziare e sostenere attività.
  • Memoria di lavoro: Mantenere e manipolare informazioni per brevi periodi.
  • Funzioni esecutive: Pianificazione, organizzazione e problem-solving.

Nelle persone con ADHD, si ritiene che ci sia una disfunzione nel sistema dopaminergico. Di conseguenza, un calo significativo degli estrogeni, come quello che si verifica dopo il parto o durante la perimenopausa, provoca una diminuzione della disponibilità e dell’efficacia della dopamina. Questo porta a un’esacerbazione drammatica di sintomi già presenti o latenti: difficoltà di concentrazione, disorganizzazione cronica, dimenticanze frequenti, impulsività e un marcato affaticamento mentale. Per l’individuo autistico, la riduzione della dopamina può acuire le difficoltà di pianificazione e transizione, già spesso presenti.

Masking e Flessibilità Cognitiva: Il Ruolo degli Estrogeni

Le donne, in particolare quelle autistiche o con ADHD non diagnosticate fino all’età adulta, sentendo questo profondo senso di inadeguatezza, spesso sviluppano più o meno consapevolmente strategie sofisticate di “masking” (mascheramento). Il masking consiste nel nascondere o compensare le proprie caratteristiche neurodivergenti per adattarsi meglio ai contesti sociali e professionali neurotipici. Questo processo richiede un’enorme energia mentale e l’utilizzo di specifiche capacità cognitive.

Gli estrogeni supportano attivamente diverse funzioni cognitive superiori che sono essenziali per il masking, tra cui:

  • Flessibilità cognitiva: La capacità di passare da un compito all’altro o da una regola all’altra.
  • Fluidità verbale: La facilità nel trovare le parole e nel formulare discorsi appropriati.
  • Regolazione emotiva: La capacità di gestire e modulare le proprie reazioni emotive in linea con le aspettative sociali.

Quando gli estrogeni calano, questa capacità di mascherare diminuisce drasticamente. La fatica cognitiva diventa schiacciante, rendendo quasi impossibile sostenere la “performance” sociale richiesta. Questo può portare a conseguenze anche gravi: un ritiro sociale marcato, poiché l’interazione diventa troppo faticosa e fonte di ansia, e un aumento delle crisi di sovraccarico sensoriale (meltdown o shutdown), dato che le risorse per la regolazione sono esaurite. La persona si sente improvvisamente “smascherata” e vulnerabile.

Regolazione Sensoriale e Neurotrasmettitori: GABA e Serotonina

Gli estrogeni non influenzano solo la dopamina; hanno un impatto significativo anche sui sistemi del GABA (acido gamma-amminobutirrico) e della serotonina. Questi neurotrasmettitori sono cruciali per la regolazione dell’umore, del sonno e, in particolare, per filtrare gli input sensoriali.

Nelle persone neurodivergenti, la sensibilità sensoriale (ipersensibilità o iposensibilità) è una caratteristica comune. Con la fluttuazione o il calo degli estrogeni, la regolazione sensoriale diventa meno efficace. Ciò può manifestarsi come:

  • Una maggiore sensibilità a luce, suono, odori e texture, rendendo ambienti precedentemente tollerabili improvvisamente insopportabili.
  • Un’intolleranza acuta verso ambienti eccessivamente stimolanti, come supermercati affollati o luoghi rumorosi.
  • Disturbi del sonno significativi, spesso dovuti a un’iper-vigilanza sensoriale che impedisce il rilassamento e un riposo ristoratore.
  • Un impatto negativo sui meccanismi di coping (strategie di adattamento), con una conseguente aumento della reattività emotiva e una maggiore difficoltà a gestire lo stress quotidiano.

Sbalzi d’Umore e Disforia: L’Intersezione con la Neurodivergenza

Le persone neurodivergenti, in particolare, possono sperimentare gravi sbalzi d’umore ed episodi di disforia (un profondo senso di disagio o infelicità) di intensità talvolta travolgente. Questa vulnerabilità emotiva può essere drasticamente amplificata dalle fluttuazioni ormonali.

La sensibilità al progesterone, un altro ormone femminile, come quella che si osserva nella PMDD (Sindrome Disforica Premestruale) o nella PME (Esacerbazione Premestruale), in combinazione con la neurodivergenza, può mimare o esacerbare queste condizioni. Anche se il progesterone può offrire inizialmente un effetto rilassante, i meccanismi a lungo termine sono complessi e non sempre benefici per tutti, potendo contribuire a sensazioni di disforia e irritabilità in alcune persone, specialmente quando i livelli fluttuano rapidamente. Il post-partum è un periodo critico in cui sia estrogeni che progesterone subiscono crolli drastici, rendendo gli individui neurodivergenti particolarmente vulnerabili.

Il Ciclo del Burnout: Estrogeni, Mascheramento e Esaurimento Profondo

La gestione quotidiana delle neurodivergenze richiede uno sforzo mentale e fisico costante. Il masking, in particolare, è un’attività estenuante che prosciuga le riserve energetiche. Con il calo degli estrogeni e la conseguente diminuzione della dopamina, il cervello neurodivergente si trova in una condizione di “doppio svantaggio”.

Mantenere la regolazione emotiva, la flessibilità cognitiva e la capacità di mascherare sotto questa pressione ormonale diventa estremamente difficile. Il risultato è spesso uno stato di esaurimento profondo, noto come burnout neurodivergente (soprattutto nelle persone autistiche). Questo non è un semplice “sentirsi stanchi”, ma un crollo sistemico delle capacità di coping, con sintomi che possono includere:

  • Aumento della sensibilità sensoriale.
  • Difficoltà estreme nel compiere le attività quotidiane più semplici.
  • Isolamento sociale.
  • Anedonia (incapacità di provare piacere).
  • Intensificazione delle “tratti” autistici o ADHD.

Il periodo post-partum è un momento di vulnerabilità estrema. Oltre alla privazione del sonno e alle nuove responsabilità, il drastico calo ormonale rende le donne neurodivergenti particolarmente suscettibili al burnout, spesso scambiato per depressione post-partum tipica, ma con caratteristiche e cause sottostanti diverse.

Conclusioni: Riconoscere per Supportare

Riconoscere l’impatto degli estrogeni sul cervello neurodivergente è un passo fondamentale per offrire un supporto più adeguato e personalizzato alle donne con autismo, ADHD e altre neurodivergenze. Non si tratta solo di “sbalzi d’umore”, ma di modificazioni neurologiche e biochimiche che influenzano profondamente il funzionamento quotidiano e il benessere.

È cruciale che medici, specialisti e la società in generale siano consapevoli di questa interconnessione. Una maggiore consapevolezza può portare a:

  • Diagnosi più accurate in età adulta.
  • Strategie di coping più efficaci che tengano conto delle fluttuazioni ormonali.
  • Supporto mirato durante fasi critiche come il post-partum o la perimenopausa.
  • Una riduzione del burnout e un miglioramento della qualità della vita per le persone neurodivergenti.

Comprendere questo aspetto significa dare voce a un’esperienza spesso silenziata, promuovendo un approccio più olistico e compassionevole alla neurodiversità.

 

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