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Sull’Adolescenza, brano tratto dal libro Psicoecologia

Sull’Adolescenza, brano tratto dal libro Psicoecologia

Adolescenza

Parliamo di adolescenza. Di seguito un brano tratto dal mio libro: Psicoecologia, salute mentale, downshifting e decrescita felice. Verso un nuovo rinascimento.

 

“Durante l’infanzia il bambino partendo da una sua base di emozioni, sensazioni e propensioni e fondamentalmente imitando i genitori, impara delle competenze relazionali. Una delle prime cose che fa in questo senso, per esempio, è di identificarsi col proprio genere sessuale tramite una serie di feedback che ha dall’esterno (che possono andare dalla tipologia di giochi al colore dei vestiti, ma soprattutto, ciò che è più auspicabile, dal riconoscimento delle differenze corporee tra maschi e femmine). Mio figlio maggiore in quel periodo (aveva più o meno 2 anni, 2 anni e mezzo) usava dirmi: “mamma io voglio diventare femmina”. Passava più tempo con me, Freud avrebbe detto che era in pieno complesso di Edipo ed avrebbe voluto assomigliarmi il più possibile. A 4 anni, fiero del suo essere maschio diceva per esempio: “da grande sarò alto come papà” o anche “da grande io vorrò avere 4 figli”. Tutto il bagaglio del bambino è basato in infanzia soprattutto sull’imitazione. Soprattutto l’imitazione delle figure significative, la mamma ed il papà ma anche il nonno o la nonna se vivono a forte contatto con lui/lei, o un maestro. I bambini in età scolare fanno gruppo anche in base al genere sessuale. Contribuendo anche così alla costruzione della propria identità sessuale.

 

Poi arriva l’adolescenza, età in cui si rivoluziona tutto per costruire una propria identità distinta da quella dei genitori. La costituzione di questa identità che dovrà essere quella adulta e più stabile, passa per il confronto (spesso conflitto) con i genitori, ed altri adulti significativi e con il confronto (raramente conflitto) con il gruppo dei pari. Il gruppo dei pari è essenziale per lo sviluppo psicosociale. Tutto si rimette in discussione. I ragazzi devono costruirsi delle idee proprie di sé e della vita. Della propria sessualità (che si sviluppa e cresce e diviene anche una modalità relazionale) delle proprie idee politiche, del modo di vestirsi, di come si è fatti e di cosa si ha bisogno, dei valori in cui credere, di che tipo di adulto vogliono diventare.

 

Come è evidente sia nell’infanzia sia nell’età adulta la relazione è il mezzo attraverso il quale noi ci costruiamo come individui. Senza relazioni non si cresce. Senza relazioni non ci si sviluppa.

 

Il ragazzo ha bisogno di genitori che ascoltino, solidi e presenti, che sappiano reggere ai suoi attacchi, che rimangano stabili nonostante i suoi attacchi, che lo stimolino e che lo accompagnino fieri della sua crescita, senza invadere i suoi confini e lasciandolo libero di sperimentarsi seppur in sicurezza. Ha bi professori che gli stimolino le idee e la capacità di crearsene di proprie senza adeguarsi pedissequamente a quelle degli altri. Di amici che condividano con lui questa crescita, con cui confrontarsi, con cui confidarsi, con cui sperimentarsi.

 

Osserva però come la vita moderna, di più nelle metropoli certo e meno nei piccoli centri, ci allontana da tutti questi bisogni portando i genitori a ritmi serratissimi, gli insegnanti frustrati a confrontarsi con i giovani come se fossero tutti uguali, il gruppo dei pari ad essere per lo più distante e poco accessibile.

 

Quando le relazioni non sono disponibili o sono povere di contenuti affettivi, distorte o patologiche, quando si pretende di costruirle velocissimamente senza alcun impegno, i ragazzi come del resto i bambini manifestano le loro problematiche sotto forma di comportamenti, non avendo ancora molte altre competenze per comunicarle.

 

I ragazzi che per esempio scoprono di avere interesse per persone del proprio stesso sesso (una sperimentazione su questo è molto comune, qui non mi riferisco alla sperimentazione ma proprio alla scoperta della propria omosessualità) se non si sentono su questo supportati da genitori con cui poter parlare, da un adulto, da un gruppo dei pari, se sono fragili o quant’altro, possono davvero vivere questa scoperta, come altre, come un macigno che può diventare insopportabile portare da soli; in un periodo della loro vita in cui su diversità da una parte ed omologazione al gruppo dei pari dall’altra si basa il loro sviluppo. Lo stesso può accadere ad un ragazzo che venga bocciato a scuola. L’esame di maturità diventa un vero e proprio incubo per alcuni. I suicidi tra giovanissimi che tanto ci colpiscono, spesso avvengono in situazioni simili a quelle descritte. Situazioni in cui una “diversità”, ma ancor meglio una caratteristica, momentanea o duratura, specifica di quella persona diviene insormontabile in una società che ci vuole tutti assolutamente uguali.

 

D’altronde non a caso l’esordio di molte tossicodipendenze, come di disturbi alimentari, di disturbi da attacchi di panico, ed anche esordi psicotici sono da individuare proprio durante l’adolescenza.

 

Di nuovo è da ribadire quanto sia importante ristabilire la nostra presenza partecipata come adulti alla crescita dei nostri ragazzi, ma su questo torneremo anche nei prossimi paragrafi.”

Psicoecologia

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