Stimming negli Adulti Neurodivergenti
Lo stimming, abbreviazione di “auto-stimolazione”, è un termine che descrive i movimenti ripetitivi, i suoni o i comportamenti che le
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Lo stimming, abbreviazione di “auto-stimolazione”, è un termine che descrive i movimenti ripetitivi, i suoni o i comportamenti che le
Questo articolo esplora l’autismo in età adulta, evidenziando un “risveglio” nella comprensione di questa neurodivergenza. Si sottolinea come molti adulti autistici siano stati “persi” a causa di diagnosi errate o mancate, spesso a causa di presentazioni non stereotipate. L’autismo viene ridefinito non come un disturbo, ma come un neurotipo e un’identità , con peculiarità nel linguaggio, nelle relazioni sociali e nell’uso sensoriale. Particolare attenzione è data al fenomeno del masking (camuffamento), che include compensazione, soppressione (masking) e assimilazione, e come queste strategie, pur aiutando a integrarsi socialmente, comportino un costo significativo per il senso di sé e spesso portino a misdiagnosi comuni. L’obiettivo è promuovere una maggiore consapevolezza per riconoscere e supportare tutti i profili autistici.
Questo articolo esplora le profonde ragioni scientifiche ed etico-storiche che hanno portato all’abolizione della diagnosi di Sindrome di Asperger a favore dell’inquadramento come Disturbo dello Spettro Autistico, Livello 1, nel DSM-5. Vengono analizzate l’evoluzione della comprensione dell’autismo come continuum e le controverse scoperte sul coinvolgimento di Hans Asperger con il regime nazista. L’articolo conclude riflettendo sull’importanza di questo cambiamento per una maggiore coerenza diagnostica, inclusione e responsabilità storica nel campo della neurodiversità .
L’articolo esplora in dettaglio la Rejection Sensitive Dysphoria (RSD), una condizione emotiva estremamente dolorosa e diffusa tra le persone con ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività ) in età adulta. Viene subito chiarito che la RSD non è un disturbo diagnostico autonomo, ma piuttosto una caratteristica neurobiologica intrinseca dell’ADHD, manifestandosi come un’ipersensibilità estrema al rifiuto, alla critica o alla disapprovazione, sia reali che percepite.
Le persone con RSD sperimentano reazioni emotive intense e spesso sproporzionate, come rabbia esplosiva, profonda tristezza, vergogna lancinante o disperazione, anche di fronte a situazioni minori. Questo porta a significativi comportamenti di evitamento, come l’isolamento sociale e la paura di nuove opportunità , influenzando negativamente le relazioni interpersonali.
Il testo sottolinea che la RSD non è una debolezza caratteriale, ma una risposta neurobiologica legata alla difficoltà di regolazione emotiva tipica dell’ADHD e alla disregolazione dei neurotrasmettitori. Viene evidenziato come questa ipersensibilità , combinata con eventuali traumi pregressi dovuti a un costante senso di inadeguatezza, crei un quadro di vulnerabilità emotiva estremamente complesso.
L’articolo conclude sottolineando l’importanza di riconoscere la RSD per un supporto efficace e personalizzato, incoraggiando la ricerca di una diagnosi di ADHD e l’adozione di strategie terapeutiche come la psicoeducazione, la CBT, il coaching e, se necessario, il supporto farmacologico, per migliorare la qualità della vita delle persone neurodivergenti.
L’articolo esplora l’ADHD nell’adulto, evidenziando le sue origini neurobiologiche, in particolare la disregolazione dopaminergica e le atipie cerebrali. Spiega come queste differenze si traducano in specifiche difficoltà nelle Funzioni Esecutive (pianificazione, gestione del tempo, memoria di lavoro, regolazione emotiva, inibizione della risposta), fornendo esempi concreti dell’impatto trasversale sulla vita quotidiana, l’apprendimento e le interazioni sociali. Conclude sottolineando l’importanza della comprensione e del supporto per valorizzare le caratteristiche neurodivergenti e promuovere l’autodeterminazione e una migliore qualità di vita.
L’articolo “Estrogeni e Neurodivergenza” esplora un aspetto fondamentale e spesso ignorato: l’influenza delle fluttuazioni estrogeniche, specialmente nel periodo post-partum, sul cervello delle persone neurodivergenti (autismo, ADHD). Viene dettagliato come gli estrogeni migliorino la segnalazione della dopamina, un neurotrasmettitore vitale per attenzione e funzioni esecutive; il loro calo ne riduce la disponibilità , aggravando sintomi come difficoltà di concentrazione e disorganizzazione. Il testo evidenzia anche il ruolo degli estrogeni nella flessibilità cognitiva e nella regolazione emotiva, strumenti chiave per il “masking”, la cui diminuzione può portare a ritiro sociale e crisi di sovraccarico. L’articolo analizza inoltre l’impatto sulla regolazione sensoriale (GABA e serotonina) e sulla vulnerabilità a sbalzi d’umore e disforia, concludendo con l’importanza di riconoscere questi meccanismi per prevenire il burnout e offrire un supporto mirato alle donne neurodivergenti.
L’articolo “La Teoria della Doppia Empatia: Comprendere le Interazioni Nell’Autismo da Una Nuova Prospettiva” esplora un concetto rivoluzionario che sfida l’idea tradizionale di una “mancanza di empatia” nelle persone autistiche. Proposta principalmente dal Dott. Damian Milton, questa teoria suggerisce che le difficoltà nelle interazioni sociali tra persone autistiche e non autistiche (neurotipiche) derivano da una reciproca incomprensione, un “doppio problema di empatia”.
Il testo evidenzia come la teoria superi il modello del deficit, riconoscendo la validità degli stili comunicativi autistici e promuovendo una comprensione bidirezionale. L’articolo approfondisce le implicazioni pratiche, come l’educazione, il supporto individualizzato e la creazione di ambienti inclusivi. Sottolinea inoltre come l’empatia autistica possa manifestarsi in modi diversi, spesso con un’intensa empatia affettiva. In conclusione, la Teoria della Doppia Empatia invita a riconsiderare la comunicazione umana per costruire una società più inclusiva e valorizzare la neurodiversità .
L’articolo sottolinea l’importanza crescente per psicologi e medici di formarsi sulle neurodivergenze negli adulti, come autismo e ADHD. Spiega come molti adulti ricevano diagnosi tardive a causa del “masking” e delle manifestazioni atipiche, specialmente nelle donne. Viene evidenziato l’impatto cruciale delle fluttuazioni ormonali (estrogeni e progesterone) e l’importanza di comprendere strategie di coping come il “body doubling” e l'”unmasking”. L’articolo conclude ribadendo l’urgenza di una formazione specifica per evitare diagnosi errate e garantire supporto efficace, annunciando un corso in arrivo.